Una rassegna con finalità didattiche in convenzione con l’Istituto Cine-Tv Rossellini a cura di Giovanni Gervasi
proiezioni no stop a ingresso gratuito
Lunedì dalle ore 10.00 ― Giovedì dalle ore 13.00
È possibile entrare in qualsiasi momento della proiezione.
Casale dei Cedrati, in collaborazione con la cooperativa LINEA d’ARTE e in convenzione con l’ IIS R. ROSSELLINI, organizza una rassegna a fini didattici sul Cinema del periodo muto.
La scelta delle opere è a cura del prof. Giovanni Gervasi.
Le proiezioni sono gratuite, aperte agli allievi dell’Istituto e, fino a disponibilità dei posti a sedere, a tutta la cittadinanza.
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Questa prima programmazione, alla quale altre seguiranno su diversi periodi e tempi dell’arte cinematografica, ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza e la comprensione di opere fondamentali del periodo muto, europee e statunitensi, e di mostrare quanto i registi del tempo abbiano contribuito alla creazione e al consolidamento del linguaggio che ancora oggi è alla base di ogni opera. Nei primi due decenni del secolo scorso, in particolare negli anni venti, tutte le opportunità espressive e le tecniche più sofisticate vengono esplorate, sperimentate e, innanzitutto, codificate. Nasce la critica, fioriscono le teoriche, espressione di un inedito confronto tra intellettuali e artisti che, se da una parte provengono da una formazione filosofica, letteraria e pittorica, dall’altra sono pronti alla sperimentazione e rifiutano, per il Cinema, un ruolo ancillare. Sono anni nei quali le avanguardie letterarie e artistiche, e i singoli autori che le animano, trovano uno spazio sterminato nel quale avventurarsi e spingersi, senza vincoli. L’impossibilità del muto (che d’altra parte “muto” non è) di riproporre al pubblico i dialoghi dei protagonisti, se non attraverso le didascalie, rappresenta una sfida e un’opportunità per chi si dedica alla ricerca di nuove tecniche narrative. Boris Ejkhenbaum sostiene che la mancanza della “parola udibile” viene largamente compensata dal linguaggio interiore sollecitato nello spettatore. La pantomima evolve alla ricerca di un maggiore realismo, la proiezione di un film diviene un’esperienza sempre più composita ed esaltante grazie alle tecnologie – sviluppate nel giro di pochi anni dall’industria del settore – messe a frutto dai grandi registi e operatori che coniugano le competenze artistiche con le nuove tecniche narrative. La macchina da presa comincia a muoversi tra gli attori e le scenografie, la realtà viene frammentata e ricostruita in funzione di un sempre maggiore coinvolgimento dello spettatore. Il montaggio, grazie ai sovietici, pensiamo a Vertov e ad Ejzenštejn, diviene l’elemento sostanziale dell’opera-film, lo specifico della nuova arte narrativa. Per Emilio Garroni, compiuto questo processo, alla fine degli anni venti il Cinema, con la sua organicità semantica, è ormai pensiero, interpreta la vita e, nonostante il carattere industriale e il ruolo sempre attivo di strumento d’intrattenimento di massa, oltre che di propaganda, si avvia a conquistare un posto stabile nella cultura, in senso forte e non solo antropologico.
Giovanni Gervasi